Virgil De Nice: l’artista e il burlesque

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Parlare di Virgil è difficile e al tempo stesso facile (forse). Deus ex machina della VOODOO DE LUXE (un’agenzia leader nel settore dell’intrattenimento retrò, fondata nel 2007) racchiude nel suo animo tutte le sfaccettature dell’artista e della capacità di creare arte attraverso la sua visione di spettacolo e formazione.
Tra Italia e mondo continua il suo viaggio nell’universo del vintage, della musica e del burlesque e il nostro incontro ha tirato fuori molti spunti per capire più approfonditamente il ruolo di performer nel burlesque ma anche quello dell’artista nella società.

Come è nata la tua passione per il vintage?
Io sono del 73 quindi ho vissuto il mondo degli anni 80, delle tribù, avendo un contatto diretto con tutte le “tribù” che arrivavano direttamente dalla società anglosassone, psychobilly, goth, rockabilly etc … e crescendo con la passione per queste culture, ho sviluppato questa mia tensione avvicinandomi a tutto quello che era vintage. Certamente la passione della musica è stato un motore decisivo in questa evoluzione e non avendo il talento per essere un musicista ho pensato di poter dare il mio personale contributo e la mia presenza attraverso l’attività di DJ, facendo concerti e organizzando serate, facendo intrattenimento.

È una storia lunga (ride)… ho cominciato nel 1993… quindi fai tu. Sono passati dei begli anni.

Come sei arrivato al Burlesque?
Semplicemente: avevamo una band all’epoca, che lavorava per me e veniva dalla Francia (io vivevo già in Italia) e la musica che proponeva era da strip club degli anni 50/60, per capirci musica da “postacci” come New Orleans o Las Vegas, dove i musicisti jazz suonavano qualcosa di r’n’r’ per accompagnare le ragazze e i loro striptease. Quindi dissi “Ehi sarebbe bello avere delle ragazze per questa musica”. Nel 2003 ne abbiamo parlato e nel 2004 abbiamo creato la prima serata su questo input al Milwaukee di Milano, poi l’abbiamo ripetuto ma con risultati non incredibili, finché nel 2007 abbiamo trovato un locale più adatto alle nostre esigenze facendo veramente la storia. Con perfomer internazionali, principalmente da Londra, che arricchivano e rendevo esclusivo e professionale lo spettacolo…e da lì, bè, non ci siamo più fermati. Dico “noi” perché c’era anche un socio, Ivan, che ci ha lasciato qualche anno fa ma che è sempre presente, soprattutto per alcune scelte artistiche.

Come ha risposto il pubblico italiano alle tue proposte?
Non ho mai avuto problemi a Milano, perché è sempre stata super ricettiva ai nostri spettacoli e al Burlesque con un pubblico attento, partecipativo che derivava da scene r’n’r’, anni ’50 e che ha trovato in noi e nella nostra idea un punto di riferimento.
Poi anche il ballo ha fatto il suo perché chi voleva ballare, soprattutto dalla scena swing, sono entrati in contatto con noi, realizzando serate da 700/800 persone che sono vere e proprie protagoniste dello spettacolo a cui assistono, dal loro abbigliamento fino al ballo o alla comprensione dell’atmosfera che si vive.
Su Roma abbiamo trovato un pubblico più da teatro, che non entra nel mood del tutto, ma va più che altro a vedere “uno spettacolo”… ovviamente sulle province ci sono altri gusti, altre preferenze.

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Conoscendo la scena internazionale, che differenze ci sono? Anche per le artiste?
Purtroppo in Italia manca il background artistico, culturale (parlo anche delle performer) e siamo partiti da zero, anche con performer che magari venivano dall’animazione anche in discoteca.
Ancora oggi ho difficoltà nella formazione di artiste o nello scouting, perché in questa generazione dell’apparenza, del social, pensano molto alla forma e poco alla sostanza e all’identità artistica che dovrebbe contraddistinguerle… quindi si trovano molte aspiranti che seguono una moda, che fanno concorsi da Pin Up, ma lo percepiscono come un hobby non un’arte.
Il Burlesque ha dato anche alle donne qualcosa da vivere in gruppo, una sorta di corso da seguire come il ballo etc… non come una professione, non viene spesso percepito come un’arte ma molte volte come una sorta di espressione di un loro lato “”nascosto”” oppure lasciato dormiente durante la quotidianità. È anche una “medicina” per femminilizzare magari aspetti mascolini della propria corporeità e va bene, ma essere delle performer è altro ed è un lavoro, una propensione artistica non una manifestazione personale soggettiva, ma una dichiarazione di arte, lavoro e femminilità e bellezza.

Come vengono selezionate le vostre performer e che idea c’è nella Voodoo De Luxe?
Abbiamo 20 artiste di cui 5 o 6 italiane, non ne formiamo da tempo, però grazie alla mia responsabile di Roma che ha una scuola d’arte stiamo ricominciando e anche io qui a Milano ho ripreso questo lavoro, perché ne abbiamo bisogno e perché vogliamo creare un’identità artistica forte, coerente e d’impatto.
Oggi si manca di identità e io desidero fortemente che le nostre ragazza abbiano questa, perché altrimenti non arriva il proprio stile, la propria forza e tutto diventa una messinscena.
Non voglio stereotipi o solo egocentrismi che servono a colmare la propria voglia di apparire.

Il corpo, tatuato non, come ci si confronta nella scelta e nella proposta di artiste con queste caratteristiche? Quanto valore aggiunto ha?
Per me ci sono due visioni di Burlesque, quello più conservatore a cui noi ci rifacciamo da sempre e la sua evoluzione. Oggi abbiamo ragazze tatuate etc, per me è vincente una donna senza tatuaggi e con un corpo semplice, ma è anche un errore perché il pubblico oramai ha sdoganato il tatuaggio. Diciamo che non ho una percezione chiara di questo, anche perché io sono old school a riguardo e noto che non ci sono, nel pubblico, grosse rimostranze o eccessivo plauso a secondo del tatuaggio o non. Quindi a ciascuno il suo… io devo solo equilibrare: su cinque artiste non ne posso mettere insieme 4 di seguito.

La bellezza vince sempre.

Come si è percepiti nella quotidianità?
In alcuni ambienti ti guardano facendosi le loro domande e supposizioni, in altri (creativi etc) ci vedono semplicemente come artisti.
Se vuoi sapere se abbiamo mai avuto problemi con la nudità o con la nostra filosofia di spettacolo…poche volte e paradossalmente a “ostacolarci” sono stati proprio gli uomini…mentalità retrò? Mah…

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Che cos’è per te un artista?
Eh, bella domanda. Una persona che sviluppa un’attività artistica, io ho un mio concetto basato su tre qualità per capire se chi ho davanti è un artista: deve essere Clever, Carismatique e Creative cioè intelligente, carismatico e creativo.

Si possono avere una o due qualità o avere un po’ di tutti e tre. Chi invece incarna tutti e tre questi requisiti è l’artista completo, quello che lo “è”, che sogna, si alza e realizza il sogno.
Artista vuol dire tanto e vuol dire poco. Io adoro i creativi.

Tre cose da non fare per avvicinarsi al Burlesque?
Non copiare quello che c’è in giro; non stare mai sempre nello stesso posto nella tua vita; non avere pregiudizi.

Tre cose che ti fanno arrabbiare delle performer?
Le persone che vogliono solo apparire. I brand e il loro uso come valore aggiunto. Le chiacchierone.

Cosa serve secondo te a dominare il palco?
Molto importante questo. La personalità, non costruita per il palco, quella che tu hai anche sotto il palco, nella tua vita e che arriva sul palco amplificata dalla tua performance. Serve una coerenza che ti fa percepire sempre un’artista, che fa sentire la tua attitudine. Che ti rende cool sempre, sopra e sotto il palco. Personalità e attitudine. Sì.

Che futuro vuoi per la tua agenzia?
Vorrei arrivare a uno spettacolo 100% con performer italiane e soprattutto pienamente made in Voodoo de Luxe, con una scrittura completamente nostra dalla musica ai costumi. Sarebbe arrivare alla completezza del mio percorso e della mia creatività e offerta di questa.

Cosa ti fa innervosire?
Non essere capito spesso perché sono francese e questo crea dei pregiudizi nei miei confronti… non c’è niente da fare, succede sempre.

Cosa ti rende felice invece?
Vedere tutti i miei artisti e il pubblico divertirsi, “giocare” insieme… mi sento come un papà che vede tutti i suoi figli stare insieme e così potrei invecchiare serenamente.

La Voodoo de Luxe in tre parole?
Sincerità, originalità e fede.

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