Bianca Nevius… la vita è una favola

Entrare nel regno di Bianca Nevius è come accedere alla corte della regina della favola e al tempo stesso di Biancaneve, con la sensazione di essere braccati dal Cacciatore. Trovare candore estremo e ammaliante energia.
Restare in una sospensione tra ammirazione, attrazione, fuga e “paura”, come se si incappasse nei tre protagonisti citati della storia di Schneewittchen, tutti incarnati – benevolmente – dalla nostra performer.
Quella che state per leggere per me rappresenta molto più che un’intervista – arrivata dopo tantissimo tempo da quando è stata concepita, perché sono un disperato incasinato – in quanto è stata un’epifania (e conoscendo un po’ Bianca, la immagino pensare “Perché hai incontrato una Befana?” e ridersela di gusto, ma no non è così) in cui a svelarsi è stato un femminile fatto di eleganza, stile, intelligenza e una vita che si può percepire – se si hanno occhi attenti – come vissuta con una pienezza rara ma che ha moltissime stanze nascoste e chiuse, che non vanno aperte né cercate.

Vi lascio a Bianca che ringrazio anche qui per la sua squisitezza e per essere stato un incontro così ricco di spunti e contenuti umani oltre che una paziente professionista e che mi ha dimostrato come la vita sia una favola.

Alex Pietrogiacomi

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Come ti sei avvicinata al mondo del Burlesque?
Sono sempre stata appassionata di anni ‘40 e ’50, per i miei interessi personali, al tempo in cui tutto ha inizio, sapevo che esisteva il Burlesque, ma era in una forma abbastanza primordiale e sicuramente non c’era l’informazione on line che si può avere oggi.

Abitavo in Spagna, a Madrid, e durante una serata assistei a uno spettacolo dove tre ragazze, si esibivano in un set che veniva presentato come Burlesque ma che in realtà era più Go-Go dance e lo facevo con un gruppo che eseguiva brani Surf.

Rimasi assolutamente estasiata! Pensai che anche io volevo quei costumi, quell’atmosfera, quel momento così incredibile. E non tardò a presentarsi l’occasione, perché qualche mese dopo a un concerto di un gruppo di amici che suonavano anch’essi Surf, chiesi se volevano due ragazze che ballassero durante il live. Trovai così una partner e con i nostri tagli alla Betty Page ci vestimmo ad con dei costumi di scena ballammo per la prima volta. Con tutto l’entusiasmo e l’incoscienza possibile.

Fummo fortunati, tutti: quella sera un producer tedesco, venuto per la band, chiese all’intero gruppo di fare un tour l’anno dopo in Germania, eseguendo lo stesso show e da lì fu tutta un’avventura inaspettata, con una bellissima attenzione mediatica attorno a noi.

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Quando nasce Bianca Nevius?
Nasce grazie a Virgil (Riccomi. NdA)
Io e lui ci conoscevamo già per la condivisione di passioni comuni legate al mondo della musica e dello spettacolo retrò. Al tempo lui lanciava la Voodoo Deluxe mentre io muovevo i miei passi, parliamo più o meno del 2007.

Solo nel 2013 feci un provino per lui. Fino a quel momento esisteva Bianca, ma non come l’ha fatta sbocciare lui. Io stessa avevo un limite “concettuale” di chi volessi essere artisticamente, le idee un po’ confuse sullo stile, sugli act. Era anche un periodo diverso, era tutto un po’ casuale ma Virgil ha eliminato tutto il superfluo, ha dato una strada ponendomi semplici domande e facendomi confrontare con me stessa, facendo nascere Bianca sul lato professionale. Rendendola pienamente consapevole. Rendendola Bianca Nevius.

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E chi è Bianca rispetto alla te nel quotidiano?
Bianca è una donna sicura, entusiasta, un po’ wild, (ride, ndA), molto wild e sul palco non riesce a stare ferma e si mescola con me: ha un lato molto umano, certo è sempre più maliziosa, con uno sguardo più da femme fatale… Lei è la parte più dirompente, che sul palco vive di energia pura su di lei e sul pubblico.

Come crei i tuoi act?
Il mio stile ha di base lo striptease anni ‘50, lo spogliarello esotico mescolato con lo sfarzo di Las Vegas, che si è riflettuto molto in GOLDEN VEGAS che è il mio cavallo di battaglia, creato da e con Virgil.
Musiche orchestrate che non siano molto lente. Quello a cui assiste il pubblico è questo.

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Ad oggi è difficile creare un act nuovo perché è stato fatto tutto in questo mondo, sperimentata ogni forma di intrattenimento, quindi con uno stile come il mio ti domandi spesso come andare avanti, cosa poter proporre e bisogna saper prendere spunto da tutto, anche da ballerine hip hop, di danza classica, da attori, per portare l’idea oltre il limite che le persone si pongono e poi ridimensionare il tutto nel mio personaggio anni 50.
Questa mia idea è un approccio assolutamente nuovo, che vedremo insieme dove porterà.

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Come viene percepita la tua professione nelle relazioni?

Non avevo mai pensato a questo se non tornando in Italia, dove ho avuto delle esperienze sempre più “tese” rispetto al mio lavoro. Possessività, incomprensione, nessuna volontà di capire o approcciarsi alla mia attività di performance niente che permettesse di vedere ciò che era assolutamente chiaro: la separazione tra on stage e backstage.

Ci sono stati casi in cui si vedeva il mio lavoro come qualcosa di assolutamente sporco e non si capiva che dietro ci fosse qualcosa di artistico e che, ripeto, la persona sul palco è solo in parte la stessa persona che hai al fianco. Che Bianca Nevius è un frammento di me e che non è dato per assodato che io vada in giro per strada a concupire con sguardi seducenti e movenze i passanti.

Fortunatamente ho conosciuto anche persone molto intelligenti che hanno compreso senza spiegazioni tutto questo accogliendolo, se vogliamo usare questo verbo, in pieno mostrandosi chiaramente interessati al mio mondo e senza preconcetti di nessun genere.

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Le donne come ti percepiscono?
Per il mio carattere ho sempre avuto problemi con le donne, sono molto egocentrica per alcune cose ma lascio spazio assoluto. Sono Leone e già la dice lunga. Poi sono cresciuta in diverse nazioni, con diverse mentalità che mi hanno insegnato molte cose. E sono prorompente, aperta, predisposta alla bontà delle persone, all’offrirmi e all’offrire tutto, anche seconde e terze possibilità. Tutto questo con alcune donne mi ha creato problemi, più che altro ho riscontrato una falsità che trovo inutile, soprattutto per lo spreco di energie che comporta. Spesso fanno fatica ad approcciarsi a me. Non ho mai capito perché, visto che cerco sempre un rapporto genuino in una relazione umana. Ma fortunatamente esiste anche l’altra faccia della medaglia e sono tantissime quelle donne con cui si crea un legame fin da subito, basato sul rispetto reciproco, sulle tensioni affini dell’anima… e qui è davvero una gioia condividere esperienze e avventure.

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Come vivi il tuo corpo?
L’approccio al mio corpo è conflittuale come per tutte le donne. C’è il giorno in cui ti piaci tantissimo e il giorno che non. La parte che ti piace molto e quella che “proprio no”. Ecco, qui c’è la divisione tra Bianca e me. Bianca se ne fotte altamente della sua testa e dei difetti, lei si mostra per quello che è e se ne frega. È sul palco, è lei e non dà retta a nessuna vocina che possa insinuarle timori o che.

Mentre io un po’ più di scetticismo nell’osservarmi ce l’ho. Su di me sono molto critica e non sulle altre persone, i cui “difetti” mi sembrano sempre peculiarità, valori.

Allo stesso tempo però anche io mostro sempre il mio corpo, anche perché un corpo femminile è sempre bello… forse tutto questo è una forma di esorcismo che attuo, perché esporsi è anche trasmettere una sicurezza al pubblico (sicurezza che si deve avere in questo mestiere e che deve essere genuina) e questo mi aiuta moltissimo. Perché sono fiera e sicura e l’esorcismo funziona pienamente.

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Cos’è la femminilità per te? In un contesto sociale teso alla performance da donna, dove ci sono anche modelli mascolinizzati e ostentazione di tatuaggi etc?
Una donna è femminile quando lo sa… ma è difficile risponderti sai?! Diciamo che posso sentirmi femminile anche con le Vans e una maglietta. Circa la performance richiesta dalla società posso dirti che è molto legata anche all’età, ma per me la donna più va avanti e più diventa maestosa, consapevole, affascinante. Nonostante questo la società ci fa sentire sempre meno adatte con l’andare avanti del tempo ma si deve invertire questo meccanismo

Per la prima domanda… Forse sono i gesti, l’atteggiamento che fanno la differenza. Mi hai messo in crisi.

Com’è la tua anima? Fratturata?
Un puzzle. Che si scompone e si ricompone. Sicuramente sono fragile e sensibile.

Diciamo che sono cresciuta dovendo essere una donna forte che deve cavarsela da sola, per tantissime ragioni. Anche la mia vita all’estero, l’educazione etc. Tante cose sono state fatte passo dopo passo, spesso in solitaria.

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Come ti vedi tra 10 anni… resterai una performer, diventerai producer…cosa?
Non lo so! Non lo so, ho passato questi ultimi due anni un po’ tra problemi personali e altro. Due anni che mi hanno portato a non provare piacere nel Burlesque e questa cosa mi ha davvero devastata, perché è sempre stato una panacea questo mondo, se tutto era contro di me il Burlesque mai ed è sempre stato un rifugio, un luogo dove rinascere.
Quindi ho avuto dei momenti in cui mi sono chiesta “Se non salgo su un palco cosa ne faccio della mia vita?” e però sono ancora qui. Perché mi sento performer, al massimo se non dovessi calcare la scena porterei asciugamani e prosecco dietro le quinte! (ride, NdA).

Comunque tutto ha un tempo e tra 10 anni magari sarò un nome, un punto di riferimento in questa magnifica costellazione. Ho fatto la producer degli spettacoli a Torino, sono andati bene, contenti tutti, contenta io, ma io mi sento viva sopra il palco come ho detto.
Vorrei restare in questo mondo ma non so come e non credo che sia ancora il tempo di pensarci.

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Uso dei social. Spesso c’è una sovraesposizione del corpo. Tu come vivi questo mondo e il tuo.
Sicuramente, venendo da un’altra epoca, la mia generazione fa un po’ fatica a capire alcune cose dei social, soprattutto IG (dove sembra che la vita non esista se non lì, se non è immortalata lì). Io vado ad alti e bassi. Magari ho la giornata dove mi succede qualcosa e pubblico storie, rendo partecipi i followers. Altre no perché fanno parte di una sfera personale che custodisco gelosamente. Capisco che IG è una base e mi sforzo ogni giorno di pubblicare almeno una foto, che abbia assolutamente senso, con me e quindi la ragiono molto per non offrire qualcosa di scontato o banale o tirato lì perché sono in dovere di farlo.

Sono molto femminista e pro una donna che possa esporre il proprio corpo se ne va fiera. Si combattono oggi molte battaglie per prendersi ciò che le spetta e che le è stato sottratto.

La donna fa sempre paura e la sua rivendicazione mediatica anche del corpo non è esibizionismo (nell’accezione negativa del tempo) è esserci, essere presente con contenuti.

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Ma si può scivolare nel volgare per te? Soprattutto vittime dei commenti degli utenti a cui si dà corda?
La dignità non la perdi se tu sai come non perderla. Se non sei volgare non esiste la volgarità. Esistono persone volgari che non permettono di avere stile. Chi non è volgare non darà mai quel risultato in qualunque cosa, da un gesto a una posa a una foto o che.

Oltre a questo c’è anche da dire che la volgarità è nell’occhio di chi guarda.

Si perde certamente dignità vendendo un atteggiamento: offrendo ciò che gli altri vogliono.

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Quanto bisogna essere capaci di non dirsi cazzate in questo mondo?
Tantissimo. È la base.

Bianca Nevius in breve?
Sconsigliata ai cardiopatici!

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