Ho conosciuto Beatrice a Napoli, durante un evento organizzato da Marinella e al quale partecipavo sia in veste di curatore della collana di libri Blister Black Tie che in qualità di curatore del mio ELOGIO DELLO SNOBISMO di Marcel Boulenger.
Lei, pr dell’evento e della storica maison, mi ha colpito immediatamente per la grande carica energetica in suo possesso unita a una femminilità dai tratti disarmanti. Parlando ci siamo resi conto di avere dei punti in comune sia professionalmente e sia come spinta esistenziale, ci siamo ripromessi una chiacchierata che ora potete leggere di seguito, scoprendo una professionista e le sue passioni.
Alex Pietrogiacomi

Come nasce Beatrice Gigli? Quali strade ti portano alla comunicazione e al giornalismo?
Mi sono diplomata al liceo Classico e poi ho conseguito la laurea in economia. Gli studi umanistici sono stati fondamentali per la mia formazione, per il metodo di studio ma ancor di più per relazionarmi con gli altri. Con la matematica, invece, non ho mai avuto un buon rapporto. Ho scelto economia perché volevo una mia azienda, e per farlo avevo bisogno di una buona base per le giuste strategie di marketing e di gestione d’impresa. Ho avuto subito molto chiara la Beatrice Gigli Communication: mettere in comunicazione persone, aziende, istitituzioni, sviluppare progetti di comunicazione e di co-marketing, organizzare eventi culturali e corporate.
I lavori sono venuti per caso, a volte per fortuna. Anche le giuste conoscenze sono arrivate per caso, a volte senza darmene una spiegazione ancora oggi.
Al giornalismo proprio non ci pensavo ma grazie ad Antonio De Rosa, un medico e giornalista molto bravo, ho ideato una rubrica e dopo qualche anno mi sono iscritta all’Ordine.
Ho iniziato a collaborare con Il Mattino, con il mensile CulturaIdentità per il quale curo la Rubrica di Itinere Frecciarossa, e con IlGiornale OFF, di cui sono diventata da poco direttore.
Qual è stata la tua formazione e in che modo continui a formarti?
Leggo moltissimo, guardo tanti film, serie tv e documentari. Faccio la Settimana Enigmistica. Mi perdo per musei. Sono una collezionista: arte sacra e arte contemporanea. Mi nutro continuamente.
Se il mondo delle public relations è quasi sempre ad appannaggio delle donne, quello del giornalismo è – ancora – un avamposto maschile: quanto confermi e quanto smentisci questa riflessione ma soprattutto quanta difficoltà hai trovato e trovi nei due rispettivi settori per te e la tua “esuberante” personalità?
E una domanda difficile… Le difficolta ci sono state, ci sono e ci saranno ma mi sono sempre fatta valere per le capacità e per i risultati ottenuti. In entrambi i settori. Ho sempre ricondotto le difficoltà non alle differenze di genere ma all’ignoranza.
Femminilità, eleganza, cravatte e una passione per Agnelli: sei cangiante, come un solaro, ma hai un’identità che già esteticamente si staglia nell’immaginario di chi osserva: cos’è per te “l’essere donna”? Quanto la tua identità forte ti aiuta nel lavoro e nella vita e quanto le scelte stilistiche ti rendono “pericolosa” per degli occhi mediocri?
Una persona, uomo o donna che sia, se si presenta bene, se è gentile, veste con stile e in modo ricercato già risulta gradevole agli occhi di chi osserva. Per me essere donna è un dato di fatto, sono nata donna. Anche la femminilità credo che sia una caratteristica innata e che si delinea con l’esperienza. Nel lavoro sono determinata e cerco di essere il più preparata possibile ma sempre mantenendo un profilo basso. Non esagero, non ostento, sono semplice anche nell’approccio. In fondo resto una ragazza di provincia, come dico sempre. Questo rilassa molto chi ho di fronte “Non pensavo fossi, così vedendoti” è la frase che spesso mi rivolgono.
Ma sono convinta del fatto che “un pensiero ben vestito si presenta meglio”.
Racconti molto di te attraverso l’immagine che offri, ma tutte le immagini, si sa, possono essere istantanee usate per depistare o narrare solo ciò che si vuole: chi può conoscere la vera Beatrice?
Bè, chi mi conosce lo sa che quello che trasmetto in foto non è poi così distante da come sono. Attraverso le immagini racconto ciò che mi piace, come mi sento, il mio lavoro. Punto molto sul mio lavoro.
Eleganza, educazione, stile: ci parli del tuo concetto di questi tre principi fondamentali, e troppo spesso dimenticati, per vivere?
L’educazione è fondamentale. Dovremmo tutti cercare di essere gentili, umili. Questo fa davvero la differenza e aiuta a raggiungere una grande pace interiore. L’Eleganza aiuta, lo stile pure. Ma non sono caratteristiche importanti, come la prima, per la comunità.
Quali sfide ti attendono lavorativamente?
A parte tutti i lavori della Beatrice Gigli Communication, la direzione de IlGiornale OFF: ho avviato un nuovo piano editoriale e una nuova strategia di comunicazione che rappresentano una grande sfida.

Come scegli i tuoi dress code e quali sono i capi e gli accessori che trovi irrinunciabili?
Li scelgo in base alle occasioni, e sono sempre tailleur. Ne ho moltissimi di ispirazione maschile, sartoriali della stilista Nelly Marika, che indosso anche con la cravatta.
Per impegni serali o formali indosso quasi sempre un tailleur nero, ne ho circa dieci e sono tutti uguali. L’accessorio che trovo irrinunciabile è la borsa, gli altri li ritengo superflui. Se metto gli orecchini tolgo i bracciali. Se metto una cintura particolare non metto gioielli. E così via. Non metto smalto alle dita e mi trucco poco. La semplicità esalta un dress code particolare.
Puoi consigliare, a tuo gusto, tre letture che reputi “pericolose” ovvero da leggere per risvegliare gli spiriti?
Solo tre? È troppo difficile. Tre letture classiche e fondamentali per me:
Le Confessioni di Sant’Agostino, perché è una sana guida introspettiva; la Storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni, perchè aiuta a combattere i pregiudizi, le ingiustizie e le iniquità; il De Senectute di Cicerore perché insegna l’arte di saper invecchiare senza rimpianti .

Una domanda frivola: cosa non deve fare un uomo per essere galante con te?
Sono molto accomodante, guardo sempre me stessa, le mie azioni, e non giudico mai. Forse divedere il conto se mi invita a cena?
La tua idea di relax?
Svegliarmi molto presto e andare in montagna a camminare. Fare molto sport. Visitare luoghi di culto e posti poco conosciuti. Prendere un caffè in tuta al bar dello sport.
Cosa ti gratifica maggiormente del tuo lavoro di PR e di giornalista?
Vedere le persone soddisfatte del mio lavoro. I soldi passano in secondo piano.
Cos’è la cultura per te?
La cultura è quello strumento che ti libera dai preconcetti.
Cosa credi che ti manchi e che vorresti avere?
Mi mancano moltissime cose. Vorrei migliorare come persona e nel mio lavoro.
”Iniziare un’avventura” per te significa…
Avere coraggio.
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